Storie dalla Caritas – La locanda 3 angeli

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Nella sala per le colazioni c’è sempre musica. Battisti, Dalla, Guccini, suonano dal cellulare di Mario, che è intento a preparare latte, caffè e biscotti per i “ragazzi”, come li chiama lui. 

La musica mette di buon umore, riempie quel vuoto che ogni mattina potrebbe prevalere in una grande sala d’albergo frequentata a turno da persone che hanno sofferto tanto nella vita, ma che provano a rialzarsi. 

Gli ospiti della Locanda 3 Angeli sono 25, in maggioranza uomini e di mezza età. Qui trovano riparo da Novembre a Maggio, per affrontare i mesi più freddi e difficili dell’anno con un tetto sopra la testa.

È il secondo anno di attività per la Locanda, un albergo sul lungomare di Torre Pedrera che la famiglia Angeli ha voluto locare alla Caritas, per contrastare l’estrema povertà di chi non può permettersi un alloggio. 

Quando dormi fuori, in strada, che passa la gente e ti guarda un po’ di traverso, lo so, non è bello” dice Cristiano. “Qui almeno si riesce a vivere una vita normale”. 

Si condividono momenti di vita quotidiana, difficoltà, storie di vita. Insieme si fa fronte a quei processi complessi che la vita richiede ma che senza una rete non è semplice compiere. Lo SPID, l’ISEE, la Carta d’Identità Elettronica, … Ognuno aiuta come può. 

Le stanze hanno il bagno e la tv in camera, non mancano gli spazi comuni e nemmeno il WI-FI libero. Serve questo per ridare dignità. È giusto così. 

Alcuni, in Locanda, rimangono dei mesi, o degli anni. Altri solo qualche settimana. 

Wilma, la responsabile, racconta di un’assistente familiare che aveva perso il lavoro e si era trovata in mezzo alla strada. Dopo qualche giorno finalmente ritrova il sorriso.

Ho trovato una famiglia che ha bisogno di me” dice. “Domani passano a prendermi. Posso chiederti un favore? Mi vergogno a dire che sono ospite della Caritas. Puoi fare finta che questo sia un albergo normale?

Il giorno dopo Wilma ha fatto chiamare Natalia dalla Reception, le chiede la chiave della stanza, la aiuta a caricare i bagagli.

Sono queste le storie più belle. Non ho fatto niente di speciale, ma per lei è stato davvero significativo”.

La vera povertà è la solitudine, chi viene in Locanda spesso non ha una rete solida di persone sulle quali contare. E la vita esclude chi è solo. 

Dare un riparo a chi non ce l’ha è ridare fiducia alle persone, dare una nuova possibilità di riscatto. 

Incontrare la marginalità è come farsi una doccia fredda nella realtà della vita. Nessuno può meritarsi di non avere un alloggio. 

Mario, uno dei referenti, ogni mattina quando è bel tempo si fa una passeggiata al mare. Cammina 200 metri in avanti e si trova sulla spiaggia e quando il sole è alto apre un libro, si siede e legge. Poi torna alla locanda.

La gente è buona” racconta. “Spesso vado al bar, o al forno, appena dico che voglio prendere qualcosa per chi non ha nulla mi regalano vassoi pieni di cibo. I vicini ci salutano sempre. Certo, a volte i ragazzi trovano da dire, ma è normale no?”.

Abbiamo fatto Capodanno insieme. Una cena di pesce, c’erano tutti. È stato un momento di grande umanità. Il ricordo più bello che ho della locanda è proprio la normalità di quella serata, la voglia di stare insieme, di festeggiare. Penso che i ragazzi se lo meritino.” conclude Cristiano. 


L’albergo, che come Caritas abbiamo deciso di prendere in affitto, è di proprietà della famiglia Angeli, da qui la scelta del nome: LOCANDA 3 ANGELI, un nome che racchiude in sé l’esperienza che ci piacerebbe vivere.

Locanda 3 Angeli è l’opportunità che vorremmo cogliere per sperimentare l’ospitalità di Abramo alle Querce di Mamre nei confronti dei 3 viandanti che gli hanno fatto visita.

La tavola apparecchiata da Abramo per i tre stranieri è imbandita con cibi abbondanti e prelibati: vitello tenero, latte fresco e una gran quantità di focacce appena sfornate da Sara. Una sovrabbondanza che è da sempre simbolo dell’ospitalità.

Abramo sta in piedi presso i tre forestieri come si narra il capitolo 18 del libro della Genesi; forestieri che al capitolo 19 vengono denominati “angeli”.

Famosa e bellissima icona che ritrae questa scena è quella dell’artista russo Andrej Rublëv, nella quale la tradizione cristiana vede nei 3 Angeli la rappresentazione del mistero della Trinità poiché, Abramo, si rivolge ai tre viandanti con l’appellativo “Mio Signore” al singolare e non al plurale come avrebbe dovuto fare visto che erano in 3.

Abramo con solerzia prepara tutto il necessario per dare ristoro ai viandanti in un atteggiamento di servizio e completa disponibilità verso di loro. Essi consumano il loro pasto nel deserto dove l’ombra di un albero è il posto migliore per rifocillarsi e trovare riparo dal caldo.

I tre stranieri, dal canto loro, recano ad Abramo e Sara l’annuncio di un figlio: l’ospite assume qui i connotati del messaggero che porta una notizia inattesa che apre al futuro e offre una prospettiva di discendenza agli sposi ormai anziani. I tre viandanti sono portatori della promessa di discendenza che Dio stesso (Gn 15,5) aveva fatto ad Abramo: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle»; e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza».  Una discendenza che Abramo e Sara hanno ardentemente desiderato e che ormai, vista l’età e la sterilità di Sara, è umanamente impossibile da realizzare. Questi tre forestieri finiscono per sbrogliare una matassa di cui ormai nessuno sperava più di trovare il bandolo.

E noi, quale accoglienza offriamo a chi arriva all’improvviso, ospite inatteso, “nell’ora più fredda del giorno”?

Quale accoglienza offriamo nel momento che stiamo dedicando al riposo, in cui è più faticoso alzarsi e mettersi a servire?  Quali desideri portiamo nel cuore mentre accogliamo chi non aspettavamo? È importante metterli a fuoco per poterne riconoscere i punti di contatto e di scarto con chi, sconosciuto, ci sta di fronte.

Infine, quale buona notizia attendiamo?

In questo periodo in cui il Coronavirus ci impedisce di accogliere le persone per la notte in camere multiple, come eravamo soliti fare, ci siamo chiesti come poter risolvere questa situazione visto anche l’arrivo del freddo. Ci siamo interpellati su come poter rispondere ai quei viandanti notturni che non hanno una stanza calda dove riposare.

Questa riflessione ci ha scavato dentro tanto da portarci ad affittare un albergo.

L’esperienza di accoglienza che intendiamo sperimentare non è quella “dell’albergo della Caritas” ma vuole diventare la “locanda della comunità”, la locanda del Buon Samaritano, letteralmente il “tutt’accogli” che di racconta il Vangelo.

In questo periodo natalizio leggiamo nel Vangelo di Luca che “per loro non c’era posto nell’alloggio”, il nostro vuole essere un gesto concreto per “capovolgere” quelle parole e poter dire “c’è posto per loro!”

Vogliamo dare una prima risposta a coloro che non hanno casa o hanno problemi a trovarne una.

Nei primi mesi sperimenteremo l’accoglienza di 25/30 persone senza dimora per offrire a loro che, hanno le stelle come tetto, un rifugio e un riparo nei mesi più freddi.

Particolare attenzione sarà data all’accoglienza delle persone più fragili come gli anziani e le donne.

Locanda 3 Angeli per vivere ha bisogno di voi, ha bisogno del vostro supporto per essere un luogo di ristoro e riparo per chi è solo, stanco e infreddolito; come Abramo anche noi possiamo farci accoglienti donando per ricevere una promessa di fecondità e di speranza.

La Locanda 3 Angeli per vivere ha bisogno della comunità perché siamo “Fratelli Tutti”!